Cos'è il minimalismo? L'arte di rivalutare la vita.
Vita sostenibile

Cos’è il minimalismo? Un approccio sostenibile alla vita

Mi sono avvicinata al minimalismo quando studiavo all’estero e, prima di partire, dovetti impacchettare tutto ciò di cui avrei avuto bisogno per un anno in una valigia non molto grande, uno zaino e una borsetta. Non sapevo fosse un approccio minimale quello che bramavo. Mi dissi semplicemente “Possiedi troppe cose che non entreranno mai lì dentro” e compresi che avrei potuto fare a meno di molta di quella roba. Non occorreva affastellare centinaia di copie degli stessi oggetti solo perché “Non si sa mai, magari ne avrò bisogno”.

Alla fine, riuscii a superare quel sentimento schiacciante di ansia derivato dall’essere circondata dalla qualsiasi cosa, e mi sbarazzai del bisogno di portare tutto con me. Una volta arrivata nella mia nuova stanza belga dalle pareti turchesi, sistemai ciò che avevo portato, sospirando con sollievo: la stanza era piena e vuota allo stesso tempo. Piena perché ospitava comunque un letto, un armadio, una scrivania, due sedie, un lavandino, i miei oggetti. E vuota perché non era stipata come quella che avevo lasciato in Sicilia.

Sapevo quanto fosse difficile per me sbarazzarmi anche del più piccolo pezzo di carta straccia che potesse ricordarmi della volta in cui, non so, l’avevo tagliato dal mio primo saggio universitario. Tuttavia, compresi davvero quanto mi venisse difficile soltanto nel momento in cui mi chiusi alle spalle la porta della stanza celeste e sprofondai sul morbido letto.

Alcune settimane dopo, dando un’occhiata a dei libri in un negozio, fui colpita da una piacevole coincidenza: eccolo, un libro sul minimalismo. Da allora ho letto molti libri sul tema e ho provato a semplificare le mie abitudini sotto diversi aspetti. Sebbene sia ancora un lavoro in corso d’opera e imperfetto, ha certamente migliorato la qualità della mia vita e voglio perciò condividere la mia opinione a riguardo. Ecco quindi questa riflessione, sebbene prima di andare avanti avrei un’amichevole citazione per voi…

“Compriamo cose di cui non abbiamo bisogno con soldi che non abbiamo per impressionare persone che non ci piacciono.”

― Dave Ramsey

Vi ci rivedete in questa citazione? Io personalmente sì. Secondo me, in fondo in fondo, anche voi.

Cos’è il minimalismo?

Uno dei concetti che oggi può essere associato ad una concezione più ampia di sostenibilità legata allo stile di vita è quello di minimalismo, una sorta di filosofia di vita che si concentra sul vivere con ciò di cui abbiamo realmente bisogno, che siano cose o sentimenti o qualsiasi altra esperienza di cui si sente la necessità.

È, allo stesso tempo, una narrativa che critica esplicitamente la moda dell’accumulazione che caratterizza la nostra società promuovendo il semplice atto si semplificare. Un atto di ribellione, possiamo dirlo?, che potrebbe avere dei risvolti interessanti e positivi sul nostro ambiente e, perché no, sulla nostra salute mentale.

Perché scegliere il minimalismo?

Il punto di partenza di questa narrativa è che possediamo troppo. Seguiamo troppe mode. Facciamo semplicemente troppo. E, cosa ancora più importante, non gli attribuiamo neanche chissà quale valore. Questo porta ad una sensazione di sopraffazione, e la maggior parte delle volte non ce ne rendiamo neppure conto.

Pensiamo che sia normale, che la vita funzioni così. Che sia sempre stato così (beh, non proprio) e sarà sempre così (beh, considerando le recenti condizioni del pianeta… non proprio). Non è colpa nostra, si direbbe, poiché la nostra cultura è imbevuta dell’idea che più si ha, meglio è. E non ci va di rappresentare le pecore nere del caso.

Eppure, la quantità sproporzionale di sintomi d’ansia e depressivi che colpiscono molti paesi ricchi e iper-consumisti sembra suggerire una tendenza al quanto diversa[1]. Ma questa è un’altra storia.

Il sistema nel quale viviamo ci spinge costantemente ad agire e possedere senza mai chiederci il perché. Un circolo vizioso interamente insostenibile da un punto di vista psicologico, etico, spaziale e ambientale. Infatti, se provassimo a chiederci il motivo reale e profondo per cui abbiamo comprato l’ultimissimo, ipertecnologico orologio, vestito od oggetto random, la risposta potrebbe in molti casi prudere un po’. 

Ancora una volta, nel lungo termine, queste abitudini non saranno più sostenibili per il pianeta: non lo saranno per noi, iper-individualisti esseri umani, e neppure per il nostro pianeta ricoperto di spazzatura. Ovviamente, ciò non vuol dire che possedere oggetti materiali o seguire una certa moda sia il male assoluto. Piuttosto, il problema è la ragione per cui possediamo troppi oggetti e/o tendiamo a strafare, e il significato che a ciò attribuiamo. Chi è che prende la decisione in quel caso? Perché? Come vi fa sentire davvero?

L’arte di rivalutare la nostra vita

In quanto tale, un approccio minimalista alla vita ci aiuta a distaccarci dal consumo fine a sé stesso – qualsiasi tipo di consumo vuoto, dagli oggetti alle relazioni, fino alle esperienze – e riposizione la nostra attenzione su quello che conta davvero per noi – obiettivi personali, sogni, relazioni più genuine – eliminando la distrazione superficiale. Cominciamo a focalizzarci sull’obiettivo e rivalutiamo il valore che attribuiamo a tutto ciò che ci circonda.

Col minimalismo, meno è davvero meglio. Rallentiamo e valutiamo ancora di più le nostre esperienze, relazioni, salute, crescita personale. Così facendo, siamo noi a prendere la decisione perché lo vogliamo davvero e ci fa sentire vivi. Non è una decisione inflitta da meccanismi sociali esterni.

Il minimalismo può quindi essere quel detonatore strategico che ci fa riflettere su, e riscoprire, l’autenticità e la grandezza presenti nella nostra vita. Un mezzo per raggiungere una forma di sostenibilità psicologica nonché ambientale. Infatti, esso acquisisce anche una dimensione politica ed economica diventando uno strumento concreto per proteggere l’ambiente e il pianeta.

Come funziona il minimalismo?

Ci sono diversi modi per implementare uno stile di vita minimalista e un equilibrio adeguato è sempre fondamentale per raggiungere quell’ampia prospettiva di cui si ha in teoria bisogno. Inoltre, vorrei toccare una questione importante riguardante questo tema: siamo tutti diversi e ognuno ha le proprie abitudini, credenze, esperienze.

Per questo motivo, ognuno troverà la propria strada attraverso il rumore al fine di rivalutare la propria vita. Di conseguenza, mettere in discussione le proprie abitudini secondo questo approccio è solo una delle tante soluzioni da implementare. Non è l’unica. 

Se optiamo per questo sentiero, procedere a piccoli passi è il modo migliore per immergersi in una nuova mentalità. E i piccoli passi iniziano a partire dalle abitudini più basilari. In teoria, per iniziare proverei a diventare consapevole di tutti quegli aspetti della mia vita che mi risucchiano l’attenzione e mi porre le seguenti domande: chi è che prende la decisione qui? Perché? Come mi fa sentire davvero? E da lì proseguirei verso il resto.

Ad esempio, se vi rendete conto di soffrire della “paura di essere tagliati fuori” (da FOMO, “Fear of missing out”), come da ciò che succede sui social media, una buona abitudine da intraprendere potrebbe essere il minimalismo digitale. Oppure, se il problema è lo shopping compulsivo o un armadio che scoppia, potreste scegliere per un guardaroba minimalista. O ancora, perché non un bell’approccio minimalista verso le relazioni con altri esseri umani? Focalizzatevi sulla qualità dei rapporti invece che sulla quantità o gli obblighi.

La chiave è semplificare rivalutando i valori più veri e genuini delle nostre vite. Quindi, non ci resta che fare i primi passi verso questa semplificazione e rivalutazione, adesso. Qui ed ora. Il resto seguirà in automatico.

G.

Fonti e cibo per la mente

Adam Alter (2017), Irresistible: Why We Can’t Stop Checking, Scrolling, Clicking and Watching, Bodley Head

Joshua Becker (2016), The More of Less: Finding the Life You Want Under Everything You Own, Crown Publishing Group.

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