Vita sostenibile

Cos’è l’inquinamento digitale? L’impatto ambientale della tecnologia

Ero appena giunta all’ultima fase della mia routine mattutina. Dopo aver sistemato il mio yogurt con semi, frutta secca e fette biscottate e marmellata, lasciai che il cellulare mi aggiornasse sulle ultime novità. La cucina era ancora buia, illuminata confortevolmente da una piccola lampada all’angolo, e odorava di miele, albicocche secche e purea di frutti di bosco. Mi sedetti, immersi il cucchiaio nella ciotola e senza ascoltare la coscienza che, irritata, osservava “dovresti spegnere il cellulare quando mangi”, lessi la prima email che avevo ricevuto.
Il titolo diceva “Questa email fa male all’ambiente”.
“Beh”, pensai, “ottimo copy. Quindi?”.
Quel messaggio fu un tuffo nella tana del Bianconiglio e mi permise di comprendere quanto le mie abitudini digitali stessero danneggiando l’ambiente. Una doccia fredda: non avevo mai considerato l’inquinamento digitale un problema così grande. Peggio ancora: non avevo mai considerato l’inquinamento digitale un problema. Sì, riducevo, riutilizzavo e riciclavo quanto potevo. Avevo anche iniziato a fare volontariato per infastidire gli altri con l’importanza delle famose “Tre R”, ed ero così fiera delle nuove competenze acquisite. Eppure, non mi era mai venuto in mente, ad esempio, che l’ennesima newsletter che avevo ricevuto e che non avrei mai letto potesse rappresentare un inutile spreco di energia e risorse. Di 4g di CO2 per la precisione.

Quindi, sapevate che l’impronta digitale della vostra piccola email va da 0,3 g di CO2 per una di spam, a 4 g di CO2 per una normale, fino a 50g se presente un allegato? Bene, adesso lo sapete. Vediamo come funziona.

Cos’è l’inquinamento digitale?

L’inquinamento digitale è un fenomeno prodotto dai combustibili fossili utilizzati per produrre l’elettricità necessaria per il funzionamento dei centri dati e dei server, nonché dalla produzione e dallo smaltimento dei dispositivi elettronici che utilizziamo. È responsabile del 4% di emissioni di gas serra e l’attuale andamento suggerisce che tali emissioni possano raddoppiare entro il 2030 a causa dell’aumento degli utenti a livello globale.

Internet non è infatti immateriale: è costituito da una moltitudine di elementi (computer, cavi, antenne) che permettono ai dati (video, foto, email, pagine web) di essere conservati e trasferiti ai nostri dispositivi. Queste tecnologie devono essere prodotte e alimentate, generando un costo energetico significativo.

Com’è prodotto l’inquinamento digitale?

La nostra impronta ecologica digitale, cioè la quantità di emissioni che produciamo utilizzando internet e dispositivi annessi, è influenzata da tre principali aspetti: centri dati e reti, attività digitali sul web, produzione e smaltimento dei dispositivi.

Innanzitutto, l’aumento del consumo di attività digitali comporta in automatico la creazione massiccia di nuove infrastrutture digitali, vale a dire i centri di elaborazione dati dove le informazioni sono raccolte, processate, conservate e scambiate. Poiché vengono costantemente alimentate, tendono a surriscaldarsi, motivo per il quale è fondamentale fare in modo che stiano ben freschi per evitare lo “scioglimento” del web.

Tuttavia, le attività di raffreddamento hanno un impatto sui consumi di elettricità e aumentano pertanto le emissioni di gas. Questo contribuisce all’effetto serra e, di conseguenza, a fenomeni estremi attribuibili ai cambiamenti climatici (aumento delle temperature, inondazioni, siccità).

Quanto ai servizi e alle piattaforme, i ricercatori devono ancora comprendere la precisa quantità di inquinamento da essi prodotta. Attualmente, dagli studi condotti emerge che la maggior parte di consumo energetico proviene dallo streaming dei video (60%) e rappresenta all’incirca 300 milioni di tonnellate di CO2.

A tal riguardo, il consumo globale di energia prodotto da una piattaforma di streaming potrebbe raggiungere i 451.000 megawatt orari l’anno, i quali sono abbastanza da poter alimentare 37.000 case.

Per ultimo, la produzione dei dispositivi possiede anche la sua fetta di responsabilità. L’intera catena produttiva comprende l’estrazione delle materie prime e il loro trasporto, la lavorazione delle singole componenti e il loro trasporto, l’assemblaggio del prodotto finito… e il loro trasporto verso il paese di distribuzione.

Inoltre, più piccole e complesse sono le componenti, maggiore è il loro impatto sull’ambiente. Occorre 80 volte più energia per produrre un grammo di uno smartphone che un grammo di un’auto.

Pattumiere elettroniche, cobalto e diritti umani (?)

E poi, cosa succede a questi dispositivi quando non funzionano o non vogliamo più usarli? Ecco un altro nodo dolente, in quanto, nella maggior parte dei casi, gettiamo nell’immondizia i nostri dispositivi assieme a tutti i costi di produzione e il loro impatto. Queste azioni creano dei veri e propri cimiteri elettronici che contribuiscono all’inquinamento dell’ambiente e provocano problemi di salute, come nel caso di Agbobloshie in Africa occidentale.

Un altro punto che vorrei portare alla vostra attenzione riguarda l’insostenibilità della grande quantità di tragedie umane collegate alle attività minerarie necessarie per creare i nostri dispositivi. Creare uno smartphone o un computer, infatti, necessita di dozzine di metalli e materiali provenienti da tutto il mondo.

Uno di questi metalli è il cobalto che alimenta le batterie di questi strumenti. È prodotto principalmente in Congo e, fatto ancora più importante, moltissimi dei minatori che lo estraggono sono giovani e bambini. Si stima che questi ultimi presentino un elevato tasso di cobalto nelle urine, condizione che aumenta il rischio di cancro. E in ogni caso, la maggior parte di costoro lavora in pericolose miniere che potrebbero crollare senza che a noi interessi minimamente.

Punto.

Discariche di rifiuti elettronici, inquinamento digitale.
Crediti: Pixabay

Come combattere l’inquinamento digitale?

Abbiamo visto che la quantità di energia necessaria a produrre ed alimentare dispositivi, centri di elaborazione dati e infrastrutture correlate è davvero massiccia. Non a caso, il modo in cui le aziende creano e alimentano le infrastrutture digitali globali è oggi un nodo focale nel dibattito circa un’economia alimentata interamente da fonti rinnovabili.

Tra i colossi, già dal 2011 Facebook si è impegnato ad alimentare le proprie attività al 100% da rinnovabili e fu subito imitato da Apple e Google. Da allora moltissime altre aziende hanno iniziato ad utilizzare fonti di energia rinnovabile, nonché ad implementare le regole di base dell’economia circolare e sostenibile, per alimentare e gestire le proprie attività.

Ad esempio, leggendo il report di Facebook sulla sostenibilità del 2019 è possibile osservare che l’azienda ha alimentato le proprie attività utilizzando energia rinnovabile all’85%. Inoltre, alcune comunità locali traggono notevoli benefici da tali operazioni, come nel caso del centro di elaborazione collocato a Odense (Danimarca). Quest’ultimo è infatti costituito da infrastrutture che catturano il calore generato dai server per diffonderlo attraverso il quartiere mediante un apposito sistema di riscaldamento capace di riscaldare fino a 6.900 edifici.

Ciononostante, la strada è lunga e moltissime altre aziende devono ancora impegnarsi e/o non sono davvero trasparenti sulle fonti energetiche utilizzate.

Cosa possiamo fare?

Ovviamente, i governi dovrebbero fare la loro parte sviluppando leggi che obblighino aziende e chi per loro al rispetto dell’ambiente. Allo stesso tempo, però, non si tratta soltanto delle aziende. Ci siamo anche noi, infatti, individui in carne ed ossa, ma ciao! 😀 In primo luogo, dovremmo chiedere a gran voce al nostro governo di agire concretamente e imporre davvero le sopracitate leggi. Dove siamo esattamente su questo punto?

In secondo luogo, possiamo anche attuare delle piccole abitudini che riducono la nostra impronta ecologica digitale. Qui sotto propongo una breve serie di consigli, approfonditi in questo articolo.

  • Scoprire come le piattaforme digitali alimentano le proprie attività e decidere se continuare a usarle o meno.
  • Utilizzare motori di ricerca e servizi che sono più impegnati sul fronte ambientale.
  • Pulire la casella di posta elettronica per ridurre il consumo di dati.
  • Guardare video a bassa risoluzione.
  • Scegliere di ridurre i rifiuti elettronici riparando e allungando la vita dei dispositivi, oppure comprarne di ricondizionati.
  • Sensibilizzare, votare e scegliere con criterio!

Sono però curiosa della vostra esperienza: vi siete mai posti il dubbio dell’impatto ambientale delle vostre abitudini digitali?

G.

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Fonti e cibo per la mente

Ademe (2019), La face cachée du numérique. Retrieved from https://www.ademe.fr/sites/default/files/assets/documents/guide-pratique-face-cachee-numerique.pdf

Amnesty International (2016). Is my phone powered by child labour?. Retrieved from https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2016/06/drc-cobalt-child-labour/

Annie Kelly (2019), ‘Apple and Google named in US lawsuit over Congolese child cobalt mining deaths’, The Guardian. Retrieved from https://www.theguardian.com/global-development/2019/dec/16/apple-and-google-named-in-us-lawsuit-over-congolese-child-cobalt-mining-deaths

Facebook (2019). Facebook Sustainability Report 2019. Retrieved from https://sustainability.fb.com/reports/sustainability-report-2019/

Greenpeace France (n.d.), La pollution numérique, qu’est-ce que c’est ?. Retrieved from https://www.greenpeace.fr/la-pollution-numerique/

Greenpeace International (2017), Clicking clean: who is winning the race to build a green internet?, Retrieved from https://www.greenpeace.de/sites/www.greenpeace.de/files/publications/20170110_greenpeace_clicking_clean.pdf

Griffiths Sarah (2020), Why your internet habits are not as clean as you think. Retrieved from https://www.bbc.com/future/article/20200305-why-your-internet-habits-are-not-as-clean-as-you-think

Scomodo (2020), Dirty data. L’impatto ambientale dell’infrastruttura delle telecomunicazioni. Retrieved from https://www.leggiscomodo.org/dirty-data/?fbclid=IwAR3kG2hNH1nKD0A4Xs5uKCkMjTQlTMa5Ap3D6FibaRYeeTyVa2yNze0yG9w

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