
Come creare un ambiente di lavoro ecosostenibile (parte 2)
Nella prima parte di questo articolo ho elencato dei consigli dal mio punto di vista utili al fine di creare un ambiente di lavoro più ecosostenibile.
In questa seconda parte vorrei soffermarmi su un altro aspetto che può rendere tali ambienti un po’ più vivibili: la dimensione legata alle relazioni e alle emozioni umane.
La sostenibilità delle relazioni umani nell’ambiente di lavoro
Bene, partiamo dall’ampio concetto di sostenibilità intersezionale, okay? Siamo consapevoli del fatto che, secondo questo approccio, la sostenibilità debba intersecare differenti dimensioni della nostra vita.
Pertanto, non c’è dubbio che creare un ambiente di lavoro più ecosostenibile vada di pari passo con la promozione di relazioni positive con colleghi e colleghe o clienti, e quindi con altri esseri umani al di fuori di noi stessi. A seconda del caso consiglierei tre principali soluzioni:
Empatia e ascolto attivo
Stai davvero prestando attenzione a cosa dice il tuo interlocutore? Voglio dire, non tanto pensando a quando la smetterà di parlare così che possa farlo tu. O annuendo mentre sogni ad occhi aperti. Ascoltare davvero. Presumo che tutti odiamo quando la mente dell’altro individuo vaga ovunque tranne che nel qui e nell’ora.
E sono d’accordo anche su come talvolta sia difficile restare focalizzati. Tuttavia, l’ascolto è fondamentale se vogliamo davvero creare relazioni fruttuose basate culla cooperazione. Proviamo ad ascoltare con criterio, identificandoci emozionalmente con l’altro, prestando reale attenzione, ponendo domande, parafrasando cosa sta dicendo, e facendo silenzio.
Ecco un fantastico TedTalk sull’ascolto attivo.
Team building
Facilitare la creazione di legami fra i membri di un gruppo di lavoro è chiave in qualsiasi ambiente di lavoro.
Dona allora ai e alle dipendenti l’opportunità di conoscersi su un piano differente, volendo persino più profondo, al di fuori dell’ufficio, il che potrebbe anche ridurre lo stress e avere un impatto positivo su tutta l’azienda. Un elemento che occorrerebbe considerare quando si gestiscono attività di team building è sviluppare quelle attività che sappiano coinvolgere ogni membro del gruppo.
E con tutti, intendo tutti, quindi sia gli estroversi, sia gli introversi. Lo so che il mondo sembra esistere solo per gli estroversi, ma ehi! Se sei consapevole che cinque persone su dieci non apprezzano il karaoke come mezzo per intessere relazioni più profonde, perché obbligarle o persino giudicarle? Opta per un gioco da tavola, giochini da ufficio, o, non so, volontariato di gruppo?
Crescita personale e salute mentale
Se sei il/la responsabile della situazione, hai mai considerato l’importanza di nutrire e preservare il talento mettendo a disposizione dei tuoi dipendenti delle opportunità di crescita personale? Libri, formazione professionale, seminari, o perfino sessioni di meditazione (oddio, questo sì che sarebbe all’avanguardia – se lo stai già facendo, hai tutta la mia stima).
Tali opportunità possono includere la qualsiasi cosa: dal costruire una nuova competenza fino a promuovere lo sviluppo di un nuovo hobby al di fuori dell’orario di lavoro. Elementi che avranno certamente un impatto positivo sulle vite di tutti.
Perché sì, le passioni e la salute mentale sono enormemente importanti per ogni essere umano nonostante la comune “intossicazione da produzione”; e no, aggiungere un semplice tavolo da ping-pong in una stanza del relax e organizzare feste random nel fine settimana non renderà la tua azienda quella dei sogni di tutti.
E a proposito di salute mentale… sei consapevole dell’esistenza di eventuali dinamiche tossiche all’interno dell’ambiente di lavoro? Relazioni tossiche, clienti tossici, dipendenti tossici, inutili straordinari – magari non pagati… – fatti soltanto perché “tutti lo fanno e mi vergogno ad andarmene anche se il mio contratto dice che dovrei farlo dopo 8 ore”. Sai, non è normale. Può capitare, certo, nessun problema. Ma dovrebbe essere un’eccezione.
Quindi, beh, normalizziamo il fatto che certe dinamiche siano tossiche e devono essere eliminate, e diamo maggiore importanza alla salute mentale dei e delle dipendenti. Altrimenti, beh, non mi sorprenderei delle dimissioni di massa post-pandemia.
Trova il tuo scopo, senza renderlo un’arma a doppio taglio
Un’altra area che renderebbe il nostro ambiente di lavoro più sopportabile e sostenibile sul lungo termine è lo scopo. Desideriamo tutti che il nostro lavoro abbia significato. Vogliamo tutti fare la differenza e contribuire al bene comune. Ed è fantastico, eh: trovare uno scopo ci permette di dare il nostro meglio, essere creativi e alimentati da una motivazione genuina.
È una condizione, uno status mentale, che renderebbe un ambiente di lavoro molto più vivibile. Un modo per superare più facilmente le difficoltà, in quanto si è guidati da qualcosa di più grande: immaginare la destinazione permette ai tasselli di incastrarsi, spianandoci la strada nonostante tutto.
Allo stesso tempo, tuttavia, è fondamentale comprendere che talvolta tendiamo a scambiare lo stress per la mancanza di uno scopo. Magari apprezziamo il nostro lavoro, il luogo in cui lo svolgiamo, siamo consapevoli della motivazione, ma siamo talmente sopraffatti da straordinari, disorganizzazione e dinamiche tossiche da non essere capaci di resistere a quell’ambiente.
Ecco perché dovremmo prima capire quali siano le radici del nostro senso di sconforto e insensatezza, e agire di conseguenza.
Si tratta di stress e dinamiche tossiche? O mi sono semplicemente stancat* di fare quello che stavo facendo?
In ogni caso, ricordati che può succedere. È normale. Non c’è niente di sbagliato in te. E dobbiamo normalizzarlo.
Comprendere questa sfumatura è fondamentale al fine di lavorare sulle cause – e non soltanto sui sintomi – e riscoprire la piacevolezza del nostro lavoro. Inizia prendendoti del tempo per te stess*, per riposare. Cerca uno specialista della materia. Se il problema è all’interno della tua organizzazione, cerca la figura che potrebbe risolverlo. Oppure, se puoi, cerca nuove opportunità. Poi, se si tratta di qualcosa di più profondo, cerca un* psicoterapeuta, un* life coach, o entrambi. Ci sono così tanti modi per riassettare la prospettiva.
E soprattutto, non permettere che la ricerca dello scopo ti possa bruciare. Procedi a piccoli passi e lascia che il processo di guarigione faccia il suo lavoro. Ricorda: è perfettamente normale e se gli altri non dicono nulla circa simili problemi, potrebbero essere soltanto troppo spaventati per raccontarlo a voce alta. Se cominci a normalizzarlo anche loro potrebbero aprirsi.
Quindi ecco la mia lista. Un bel viaggio, vero? Non volevo fermarmi soltanto all’aspetto materiale. C’è molto più di quello in ogni ambiente di lavoro e sebbene in quanto esseri umani siamo tutti imperfetti e probabilmente lo saremo sempre – così come il nostro ambiente di lavoro –, la nostra natura è allo stesso tempo perfettibile. Quindi traiamo il meglio da questa perfettibilità.
Avete qualche altra idea? Menzionatela nei commenti!
G.
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